Strutture antisismiche

La distribuzione dei terremoti registrati dalla Rete Sismica Nazionale nel 2014

(fonte dati http://iside.rm.ingv.it).

Cos’è la pericolosità sismica

La pericolosità sismica, intesa in senso probabilistico, è lo scuotimento del suolo atteso in un dato sito con una certa probabilità di eccedenza in un dato intervallo di tempo, ovvero la probabilità che un certo valore di scuotimento si verifichi in un dato intervallo di tempo.

Questo tipo di stima si basa sulla definizione di una serie di elementi di input (quali catalogo dei terremoti, zone sorgente, relazione di attenuazione del moto del suolo, ecc.) e dei parametri di riferimento (per esempio: scuotimento in accelerazione o spostamento, tipo di suolo, finestra temporale, ecc.).

 

Registrazione storica del terremoto di Reggio-Messina del 28 dicembre 1908, osservatorio di Sofia.

 

Classificazione sismica e normativa

L’azione dello Stato per la riduzione degli effetti del terremoto si è sviluppata su due fronti: classificando il territorio sulla base dell’intensità frequenza dei terremoti del passato e prevedendo l’applicazione, nelle zone classificate sismiche, di speciali norme per le costruzioni. La logica sulla quale si fonda la legislazione antisismica italiana, allineata alle più moderne normative a livello internazionale, è quella di prescrivere norme tecniche in base alle quali un edificio sopporti senza gravi danni i terremoti meno forti e senza crollare i terremoti più forti,salvaguardando prima di tutto le vite umane.  Sino al 2003 il territorio nazionale era classificato in tre categorie sismiche a diversa severità. I Decreti Ministeriali, emanati dal Ministero dei Lavori Pubblici tra il 1981 ed il 1984, avevano

classificato complessivamente 2965 comuni italiani su di un totale di 8102, corrispondenti al 45% della superficie del territorio nazionale, nel quale risiede il 40% della popolazione.

 

 

Nel 2003 sono stati emanati i criteri di nuova classificazione sismica del territorio nazionale, basati sugli studi e le elaborazioni più recenti relative allapericolosità sismica del territorio, ossia sull’analisi della “probabilità” che il territorio venga interessato in un certo intervallo di tempo (generalmente 50 anni) da un evento che superi una determinata soglia di intensità o magnitudo.  A tal fine è stata pubblicata l’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 marzo 2003, sulla Gazzetta Ufficiale n. 105 dell’8 maggio 2003.  Il provvedimento detta i principi generali sulla base dei quali le Regioni, a cui lo Stato ha delegato l’adozione della classificazione sismica del territorio (D.lgs 112/98 e DPR 380/01 - "Testo Unico delle Norme per l’Edilizia”), hanno compilato l’elenco dei comuni con la relativa attribuzione ad una delle 4 zone. Le aree nelle quali è stato riclassificato il territorio nazionale sono a severità decrescente (zona 1, zona 2, zona 3, zona 4).

 

Di fatto, sparisce il territorio “non classificato”, che diviene zona 4, nel quale è facoltà delle Regioni prescrivere l’obbligo della progettazione antisismica. In tal modo, i “numeri” della nuova classificazione diventano: 725 comuni in zona 1, 2.344 comuni in zona 2, 1.544 comuni in zona 3 e 3.488 comuni in zona 4. L’attività di prevenzione di maggior rilievo è stata condotta attraverso l’attuazione dell’Ordinanza 3274/2003. L’emanazione delle nuove norme tecniche e della nuova classificazione sismica ha consentito di porre rimedio ad una situazione che da circa due decenni aveva ampliato notevolmente la distanza fra conoscenza scientifica consolidata e sua traduzione in strumenti normativi, permettendo di progettare e realizzare costruzioni nuove, più sicure ed aperte all’utilizzo di tecnologie innovative.

 

LA CLASSIFICAZIONE SISMICA ATTUALE

ZONA 1

E’ la zona più pericolosa, dove in passato si sono avuti danni gravissimi a causa di forti terremoti

ZONA2

Nei comuni inseriti in questa zona in passato si sono avuti danni rilevanti a causa di terremoti abbastanza forti

ZONA 3

I comuni inseriti in questa zona hanno avuto in passato pochi danni. Si possono avere scuotimenti comunque in grado di produrre danni significativi

ZONA 4

E’ la meno pericolosa. Nei comuni inseriti in questa zona le possibilità di danni sismici sono basse

Le novità normative introdotte con l’ordinanza sono state pienamente recepite e ulteriormente affinate, grazie anche agli studi svolti dai centri di competenza, nelle recenti Norme Tecniche delle Costruzioni, emanate con D.M. 14 gennaio 2008 dal Ministro delle Infrastrutture, con l’intesa e il contributo del Dipartimento.

Scienza delle costruzioni: edifici antisismici

I sistemi di realizzazione delle costruzioni antisismiche sono essenzialmente due: il primo consiste nell'affidare la resistenza della struttura alla sua rigidezza, il secondo si basa invece sulla realizzazione di strutture molto deformabili, le cui parti, essendo dotate di una certa libertà di movimento l'una rispetto all'altra, possono assorbire le sollecitazioni impresse evitando, o almeno limitando, il danno. Per quel che riguarda le fondazioni, la legislazione italiana prescrive di collegare solidamente, e quindi rigidamente, l'edificio al suolo; tuttavia questo non può essere considerato un criterio di validità assoluta, in quanto studi condotti in altri Paesi (Stati Uniti, Giappone, Cina ecc.) considerano migliore soluzione il creare un collegamento che consenta libertà di movimenti relativi. Qualunque sia il criterio adottato è opportuno, quando possibile, poggiare le fondazioni su roccia viva e compatta; nel caso di terreni poco coerenti occorre realizzare artificialmente una base compatta che può essere, a seconda dei casi, un telaio orizzontale oppure una platea armata come prescrive il regolamento italiano. Le costruzioni, inoltre, devono essere molto compatte, per cui occorre ridurre al minimo la presenza di elementi che interrompano la continuità, quali finestre, camini, archi ecc.; devono essere evitati anche elementi a sbalzo come terrazzi, mensole, strutture spingenti come archi o volte. La struttura dell'edificio antisismico deve poter resistere contemporaneamente a compressione, trazione, flessione e taglio. L'uso di materiali scarsamente resistenti alla trazione (pietre, laterizi ecc.) è sconsigliabile; sono da preferire il cemento armato e, adeguatamente protetti contro gli incendi, l'acciaio e il legno lamellare (non di rado a un terremoto fanno seguito incendi dovuti alla rottura di tubazioni del gas, depositi di materiali infiammabili ecc.).

Fonti:

ISTITUTO NAZIONALE DI GEOFISICA E VULCANOLOGIA (INGV);

PROTEZIONE CIVILE - Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della Protezione Civile http://www.protezionecivile.gov.it/;

Bibliografia:

O. Belluzzi, Scienza delle costruzioni, Bologna, 1961 e seg.; B. Dante, L'edilizia nelle zone sismiche, Bari, 1966; Autori Vari, Dizionario enciclopedico di architettura e urbanistica, vol. I, Roma, 1968; G. Sarà,Ingegneria antisismica, Napoli, 1985.

Particolari costruttivi del fabbricato:

Fotografie tratte dall’archivio strutture della ditta realizzatrice
 

Platea : corsia di accesso ai garage con pozzo di raccolta delle acque piovane

Platea di fondazione: zona centrale con cassero ascensore in fase di costruzione
Platea di fondazione: ala ovest  in fase di costruzione

Platea di fondazione: ala nord  in fase di costruzione

Secondo Solaio : particolare nodo pilastro-travi con infittimento delle staffe di armatura

        

Terzo Solaio : particolare pilastro con infittimento delle staffe di armatura in prossimità dei nodi up-down